La Sardegna è un museo a cielo aperto. Tra i resti delle civiltà che si sono succedute, non troviamo solamente i nuraghi, che sono peraltro il simbolo stesso della storia dell'isola, ma anche resti di civiltà più recenti quali quella fenicia, cartaginese e romana.
A Porto Torres troviamo la testimonianza più significativa della dominazione romana presente sull'isola dal 226 a.c. quando la Sardegna divenne provincia di Roma, dando origine ad un secolo di lotte e rivolte tra cui si ricorda quella dell'immigrato cartaginese Amsicora nel 216 a.c. Alla fine del II sec. a.c. Cesare concesse a Cagliari i diritti civili romani, mentre Porto Torres (allora Turris Libisonis), divenne una colonia. I Romani rimasero sull'isola per quasi mille anni (ben oltre quindi l'anno della caduta dell'impero romano), lasciando di conseguenza segni indelebili, tra l'altro, anche nella lingua.
Risalgono al I secolo a.c. i resti della città romana a Porto Torres, costituiti da un ponte a 7 arcate sul Rio Mannu, lungo 135 mt., dai resti del porto, di un acquedotto e dai tre complessi termali, il principale delle quali è noto come Palazzo di Re Barbaro, con portici e colonne che fiancheggiano una strada lastricata e ove si possono anche ammirare i resti di saloni con pavimenti a mosaico. Sempre a Porto Torres troviamo i resti della necropoli di San Gavino.
Rimanendo sempre nella Nurra (la zona Nord-Ovest della Sardegna) ci spostiamo verso Alghero dove troviamo la più grande delle necropoli della Sardegna. La necropoli di Anghelu Ruju è uno degli esempi di "Domus de Janas" (letteralmente casa delle fate o delle streghe) di cui è ricca la Sardegna. La necropoli fu scoperta nel 1903 durante gli scavi per la costruzione di una casa colonica all'interno delle tenute Sella e Mosca. Nel 1904 Antonio Taramelli direttore dell'Ufficio delle Antichità della Sardegna diede il via ai primi scavi che videro altri due momenti importanti nel 1936 con Doro Levi e nel 1967 con E. Contu. In quegli anni il terreno nel quale si estende la necropoli fu donato da Sella e Mosca al Comune. Il numero totale delle tombe di questa necropoli salì con questi scavi a 38. Tutti i principali reperti trovati in queste tombe sono conservati nel Museo Nazionale di Cagliari.
La caratteristica delle domus de janas è di non essere costruzioni, ma scavi nella roccia; in questo caso dai reperti trovati si è concluso che la necropoli fu successivamente scavata e riadattata per un periodo di 1500 anni, dal 3500 al 2000 a.c.
Non si può poi non menzionare il complesso prenuragico del Monte d'Accoddi nel territorio di Porto Torres. Si tratta della più importante area archeologica della Sardegna relativamente al periodo prenuragico. Si sviluppa infatti su un'area di circa 16 ha. con costruzioni che si possono far risalire a due periodi differenti. Il primo insediamento si colloca al 4000 a.c., mentre in periodo successivo tra i 500 ed i 1500 anni dopo, ci fu un secondo insediamento con diversi villaggi costituiti da capanne quadrangolari ed una necropoli del tipo 'domus de janas'. In periodo ancora successivo fu poi costruito il cosiddetto altare prenuragico di Monte d'Accoddi, una struttura a forma di tronco di piramide di m. 25 x 27 circa e alta m. 5,50 circa a cui si accede per mezzodi una rampa rettangolare di m. 12,50 x 7,20. La struttura che potete vedere nelle immagini qui sotto ricorda fortemente una zigguratt mesopotamica e non ha riscontro in altra parte d'europa. All'interno della costruzione tronco-piramidale si cela una stanza chiamata 'stanza rossa' perché le pareti sono dipinte principalmente di rosso ocra. Intorno al 2800 a.c. questa struttura ormai in rovina è stata ricoperta da diversi strati di pietre e terra con uno spessore di 3 metri. Per reggere il peso è stata costruita la struttura muraria perimetrale che è visibile oggi. La stanza rossa raggiunta dagli archeologi non è assolutamente visitabile, ma è visibile attraverso una telecamera.
Un'altra importante necropoli ipogeica, del tipo domus de janas la troviamo nel territorio di Porto Torres, non distante dalla SS.131 che collega Porto Torres con Cagliari. Si tratta della necropoli di Su Crucifissu Mannu
.La necropoli si trova a pochi chilometri dal complesso archeologico di Monte d’Accoddi. La sua realizzazione si fa risalire al periodo tra il 3500 ed il 2000 a.c. ed è composta da 22 tombe. Si sviluppa su tre nuclei distinti composti da tombe intercomunicanti, quasi tutte, tranne 3, con ingresso a pozzetto, vale a dire che bisogna calarsi all'interno per accedervi.